
Relazione Annuale dell'Aeegsi
La Relazione Annuale dell'Aeegsi (Autorità per l'Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico) è un prezioso strumento che consente di capire come cambia il nostro sistema energetico, fornendoci dati relativi a gas, rinnovabili, consumi elettrici, prezzi dell'energia, ecc.
E quella di quest’anno, che si riferisce al 2015, vede la crescita dei consumi energetici totali che, grazie al miglioramento delle condizioni economiche e anche a quelle metereologiche, hanno registrato una variazione positiva del +3,2%.
Ma lo spostamento dei consumi verso il settore elettrico, passaggio obbligato per giungere al processo di decarbonizzazione, nel campo dei trasporti e del riscaldamento degli edifici, non è ancora decollato.
E ancora, si è appurato che sempre nel 2015, oltre 3,5 milioni di clienti, cioè il 9,6%, ha cambiato fornitore almeno una volta durante l’anno. Il segmento più dinamico rimane però sempre quello della media tensione.
In totale i clienti domestici sul mercato libero nel 2015 sono il 33,4%, contro il 28,3% del 2014.
I clienti non domestici in bassa tensione, negozi e piccole imprese, hanno pagato 19,27 c€/kWh, più bassi invece sono i prezzi per le imprese in media tensione (14,72 c€/kWh) e per quelle in alta o altissima tensione (10,61 c€/kWh), caratterizzate da consumi molto più elevati.
Come ormai da anni, anche nel 2015 i consumatori domestici italiani con consumi medio-bassi (fino a 2.500 kWh/a) hanno pagato l’energia elettrica meno rispetto ad altri Paesi dell’Unione Europea e nell’Area euro, sia al netto sia al lordo delle imposte e degli oneri. Per quanto riguarda invece le classi con livelli di consumo superiori, i prezzi italiani sono ancora più alti della media dell’Area euro.
Invece la bolletta elettrica dei consumatori industriali è ancora più cara del resto dell’UE, anche se i differenziali sono in calo.
Nel confronto per singole componenti, l’Italia appartiene comunque al gruppo di Paesi con i costi di rete più bassi ma allo stesso tempo anche al gruppo con i costi più alti per la componente energia, oneri e imposte.
Inoltre è ancora in crescita il numero di operatori che vendono energia elettrica sul mercato libero, la maggior parte di piccole dimensioni.
Parlando invece di gas, si è registrata una ripresa dei consumi, specie civili, a seguito dei cali degli ultimi quattro anni, con una crescita di 5,6 miliardi di metri cubi.
Ma la produzione nazionale risulta in calo (-5,3%), a favore delle importazioni (+9,8%), che si sono attestate a 61,2 miliardi di metri cubi.
La dipendenza estera dell’Italia è del 90,6% e sono aumentati i flussi di importazione un po’ da tutti i Paesi, tranne che dal Nord Europa, vale a dire da tutti i Paesi che hanno ancora contratti indicizzati al petrolio.
La Russia assicura quasi la metà dei volumi importati, confermandosi primo fornitore dall’estero, mentre l’Algeria, con una quota dell’11,8%, conserva la seconda posizione, quasi raggiunta dalla Libia, con l’11,6%.
Infine nel 2015 il 6,2% dei clienti domestici ha cambiato fornitore, pagando il gas, 38,9 c€/m3, l’8% in meno rispetto al 2014. Invece il prezzo medio per le famiglie si è attestato a 55,5 c€/m3, a 41,7 per le attività commerciali, a 29,8 per le imprese industriali e a 27 centesimi quello per la generazione elettrica.
In crescita anche per il gas è il numero di fornitori sul mercato della vendita finale, soprattutto piccoli, con i 379 operatori, mentre rimane stabile il totale dei volumi complessivi venduti, ovvero 53,7 miliardi di metri cubi.
E quella di quest’anno, che si riferisce al 2015, vede la crescita dei consumi energetici totali che, grazie al miglioramento delle condizioni economiche e anche a quelle metereologiche, hanno registrato una variazione positiva del +3,2%.
Ma lo spostamento dei consumi verso il settore elettrico, passaggio obbligato per giungere al processo di decarbonizzazione, nel campo dei trasporti e del riscaldamento degli edifici, non è ancora decollato.
E ancora, si è appurato che sempre nel 2015, oltre 3,5 milioni di clienti, cioè il 9,6%, ha cambiato fornitore almeno una volta durante l’anno. Il segmento più dinamico rimane però sempre quello della media tensione.
In totale i clienti domestici sul mercato libero nel 2015 sono il 33,4%, contro il 28,3% del 2014.
I clienti non domestici in bassa tensione, negozi e piccole imprese, hanno pagato 19,27 c€/kWh, più bassi invece sono i prezzi per le imprese in media tensione (14,72 c€/kWh) e per quelle in alta o altissima tensione (10,61 c€/kWh), caratterizzate da consumi molto più elevati.
Come ormai da anni, anche nel 2015 i consumatori domestici italiani con consumi medio-bassi (fino a 2.500 kWh/a) hanno pagato l’energia elettrica meno rispetto ad altri Paesi dell’Unione Europea e nell’Area euro, sia al netto sia al lordo delle imposte e degli oneri. Per quanto riguarda invece le classi con livelli di consumo superiori, i prezzi italiani sono ancora più alti della media dell’Area euro.
Invece la bolletta elettrica dei consumatori industriali è ancora più cara del resto dell’UE, anche se i differenziali sono in calo.
Nel confronto per singole componenti, l’Italia appartiene comunque al gruppo di Paesi con i costi di rete più bassi ma allo stesso tempo anche al gruppo con i costi più alti per la componente energia, oneri e imposte.
Inoltre è ancora in crescita il numero di operatori che vendono energia elettrica sul mercato libero, la maggior parte di piccole dimensioni.
Parlando invece di gas, si è registrata una ripresa dei consumi, specie civili, a seguito dei cali degli ultimi quattro anni, con una crescita di 5,6 miliardi di metri cubi.
Ma la produzione nazionale risulta in calo (-5,3%), a favore delle importazioni (+9,8%), che si sono attestate a 61,2 miliardi di metri cubi.
La dipendenza estera dell’Italia è del 90,6% e sono aumentati i flussi di importazione un po’ da tutti i Paesi, tranne che dal Nord Europa, vale a dire da tutti i Paesi che hanno ancora contratti indicizzati al petrolio.
La Russia assicura quasi la metà dei volumi importati, confermandosi primo fornitore dall’estero, mentre l’Algeria, con una quota dell’11,8%, conserva la seconda posizione, quasi raggiunta dalla Libia, con l’11,6%.
Infine nel 2015 il 6,2% dei clienti domestici ha cambiato fornitore, pagando il gas, 38,9 c€/m3, l’8% in meno rispetto al 2014. Invece il prezzo medio per le famiglie si è attestato a 55,5 c€/m3, a 41,7 per le attività commerciali, a 29,8 per le imprese industriali e a 27 centesimi quello per la generazione elettrica.
In crescita anche per il gas è il numero di fornitori sul mercato della vendita finale, soprattutto piccoli, con i 379 operatori, mentre rimane stabile il totale dei volumi complessivi venduti, ovvero 53,7 miliardi di metri cubi.